Soncino e il suo Territorio - I Momumenti
Il borgo di Soncino, situato nel mezzo della Pianura Padana nell’alto cremonese, incastonato tra le province di Brescia e Bergamo e lambito
dalle acque del fiume Oglio, è sempre stato territorio di confine con una vocazione prettamente militare.
Ancora d’incerta origine, Soncino vide la sua migliore stagione all’epoca dell’istituzione a Borgo Franco nel 1118 fino ad arrivare alla
proclamazione di Terra Separata nel 1311 passando attraverso la florida epoca comunale. La vicenda gloriosa del borgo cremonese si
conclude con l’età sforzesca.
Il centro storico
L’impianto urbanistico è tipicamente medioevale, con strade strette e case-torri che servivano sia come abitazione che come difesa.
Lungo la Strada Granda si affacciano i palazzi signorili con caratteristici portici.
Ancora oggi è possibile vedere le tre piazze medioevali:
quella politica, dove si affaccia il palazzo comunale con la torre civica (sec. XII);
quella mercantile, sede del tradizionale mercato del martedì;
quella religiosa tra la Pieve e il convento domenicano di San Giacomo.
La cerchia muraria
Circonda ancora pressoché interamente il dosso
su cui sorge il centro storico di Soncino per una lunghezza di ca. 2 Km., interrotta solamente dalle quattro porte, poste ai
quattro punti cardinali, in origine fornite di torretta e di un ponte levatoio che scavalcava il fossato.
Completamente il laterizio, la cerchia muraria fu costruita intorno alla metà del XV secolo dagli Sforza su una precedente
fortificazione risalente al XIII secolo. E’ una struttura unica nel suo genere, poiché rappresenta il passaggio tra l’epoca
medioevale e quella rinascimentale. Peculiari delle mura soncinesi sono i numerosi vani sotterranei e le vie di fuga che si
dirigono sia all’interno del borgo, sia all’esterno in aperta campagna.
La Rocca Sforzesca
Realizzata nel 1473, per ordine del Duca di Milano
Galeazzo Maria Sforza dall’architetto cremonese Bartolomeo Gadio, è l’unica rocca sforzesca costruita ex-novo.
Tutta la struttura, realizzata interamente in laterizio, fu costruita in soli tre anni. Interamente circondata da un fossato,
ora asciutto, presenta spesse cortine murarie, sulla sommità delle quali si innesta un camminamento di ronda.
Addossato alla cortina nord, un possente rivellino, decisamente anomalo, fungeva da dogana, oltre che da difesa, quando le quattro
porte di accesso al borgo erano chiuse in quanto, da questo cortile, si può accedere sia al borgo, sia alla campagna tramite il
cosiddetto ponte di soccorso. Ai quattro angoli del cortile della Rocca si innalzano le torri: il mastio, la torre cilindrica e
due torri gemelle, tutte con base a scarpa. Sulla sommità della torre cilindrica è posta una torretta di avvistamento denominata
befredo. Nel mastio una cucina con camino e una sovrastante camera da letto fungevano da abitazione.
Nella torre di sud-est si possono ammirare gli stemmi e alcune imprese sforzesche.
L’intera merlatura del fortilizio è di tipo ghibellino a forma di coda di rondine.
Visibile e ben conservato è l’apparato a sporgere munito di beccatelli e caditoie.
Oggi la Rocca di Soncino, grazie anche ai numerosi restauri succedutisi, è la meglio conservata della Lombardia.
La chiesa di Santa Maria delle Grazie
Sorge sull’antica strada Calciana che collegava Bergamo a
Cremona. Costruita nel 1501 ad opera dei frati carmelitani che godettero delle simpatie degli Sforza prima e poi dei marchesi Stampa,
feudatari di Soncino a partire dal 1536. Da questo momento la chiesa divenne la cappella privata della famiglia Stampa.
Nel 1772 dopo l’editto di Maria Teresa d’Austria nel quale venivano soppressi i conventi, i carmelitani dovettero lasciare Soncino e la
loro chiesa che iniziò un inesorabile degrado fino al 1864 quando la beata soncinese Paola Elisabetta Cerioli, fondatrice dell’ordine
delle Suore della Sacra Famiglia, acquistò il convento e la chiesa restituendo ad entrambi l’antico splendore. La chiesa è a pianta
rettangolare a navata unica con cinque cappelle per lato. Il modello a cui riferirsi è la chiesa di Sant’Andrea a Mantova progettata
da Leon Battista Alberti. L’interno è interamente affrescato su due diversi piani sovrapposti. Predominano gli affreschi di Giulio Campi, di
Bernardino e Francesco Carminati e del soncinese Francesco Scanzi. Notevoli sono le decorazioni in terracotta, caratteristica fondamentale
di tutto il borgo soncinese. E’ stata definita da uno dei più importanti critici d’arte uno dei più begli esempi del rinascimento lombardo.
La chiesa di Santa Maria Assunta (Pieve)
E’ tradizionalmente indicata come la Pieve più antica della
diocesi cremonese. Pare sia stata fondata dai Goti nel V secolo, inizialmente officiata dal culto ariano. All’inizio del VII secolo fu
anche sede vescovile a causa del forzato esilio del vescovo di Cremona. Nel IX secolo venne eletta a Collegiata, con un Arciprete di
nomina pontificia. Fu distrutta e ricostruita varie volte durante la sua secolare storia, subendo anche un grave danneggiamento a
causa di un terremoto nel 1802. Alla fine dell’Ottocento l’architetto Carlo Maciachini dette alla chiese l’attuale aspetto, costruendo
l’imponente cupola ottagonale. Tra le opere pittoriche presenti nella chiesa la più importante è la tela del pittore fiammingo Matthias Stom,
allievo di Rubens, che raffigura un soggetto non ecclesiastico: la liberazione dalle catene di Flavio Giuseppe ad opera dell’imperatore
romano Vespasiano. Singolare la presenza di una Trinità medioevale (con le tre figure esattamente uguali e munite dei medesimi attributi)
a lungo falsamente ritenuta una Trinità ariana. Caratteristica è la presenza di numerose reliquie tra le quali si ricordano la Sacra Spina,
la Santa Mangiatoia, il Sacro Chiodo, e la Santa Croce.
La chiesa e il convento domenicano di San Giacomo
Costruita nel XIV secolo, al posto di un ricovero per viandanti
(da cui la dedicazione a San Giacomo, protettore dei pellegrini), fu dapprima retta dagli agostiniani i quali provvidero alla costruzione
dell’originale campanile ettagonale (ora pendente per il terremoto del 1802). Nel 1428 subentrarono i domenicani che diedero alla chiesa un
nuovo impulso e divennero il fulcro della religiosità di Soncino. Venne costruito il chiostro ed il convento fu allargato. Importante fu la
presenza dei Domenicani nel convento di San Giacomo. Crearono un’importante spezieria che forniva gratuitamente i medicinali ai poveri e una
biblioteca conventuale tra le più importanti della Lombardia. L’interno a tre navate è suddiviso su tre piani. L’altare sopraelevato si
raggiunge tramite un’ampia scalinata in marmo. Sotto l’altare la cripta denominata Santa Corona in quanto originariamente custodiva la
porzione della Sacra Spina di Gesù ora in Pieve. Tra le opere sono da segnalare le vetrate del frate converso Ambrogino da Tormoli
situate nell’abside e raffiguranti l’Annunciazione di Maria. Importante, inoltre, il Compianto sul Cristo Morto in terracotta
(originariamente policroma) realizzato nel XV secolo da Agostino De’ Fondulis.
La stamperia ebraica dei Soncino
Capostipite fu Moshèh da Spira che, lasciata la Germania, nel XV
secolo giunse in Italia Settentrionale per esercitare il prestito su pegno (arte feneratoria o feneratizia), una delle pochissime professioni
permesse agli ebrei. Il nipote, Israel Nathan, medico, progettò di allestire una stamperia ebraica in Soncino, ma solo il figlio di questi
Yehoshùa Shelomòh portò a termine l’impresa. Proseguirono nell’attività tipografica i figli del fratello Moshèh : Gershòm e Shelomoh.
La produzione di libri ebbe inizio nel dicembre 1483 con l’edizione del Talmud Babilonese Messeket Barakot (Trattato "Benedizioni") e proseguì
sino al 1490. Furono stampate circa trenta edizioni tra le quali, notissima e di gran pregio, la Bibbia completa del 1488. La famiglia da Spira,
negli anni della tipografia, cambiò il proprio cognome in Soncino. Tra i componenti Gershòm, considerato il più grande tipografo ebreo di
tutti i tempi, fu l’unico attivo a cavallo di due secoli (il XV e il XVI ) e il solo a stampare in italiano, greco e latino.
Il fiume Oglio
Il fiume Oglio nasce dalle Prealpi Orobie e dopo 280 Km si getta nel Po,
circa a metà del suo percorso passa nelle immediate vicinanze di Soncino (2 Km Circa). Grazie al suo fluire prendono vita una vegetazione e una
fauna particolari di cui, purtroppo, molti elementi sono andati perduti, soprattutto per colpa dell’uomo. Lungo le sue sponde si possono
effettuare osservazioni naturalistiche volte a comprendere come la vegetazione si distribuisca in funzione del substrato di ciottoli,
di argilla e sabbia che regolano la presenza di acqua nel terreno e di come gli animali vivono in questo ambiente.
(vedere www.valledelloglio.com)