Soncino e il suo Territorio - I Personaggi
LA MONACA DI MONZA
Marianna de Leyva, meglio conosciuta attraverso l'abile penna del Manzoni come la Monaca di Monza,
ebbe un destino crudele fin dalla sua più tenera età ed in un certo qual modo molto legato a Soncino.
Nata nel 1575, quasi subito orfana della madre, fu affidata ancora bambina alla zia paterna e madrina di
battesimo a cui aveva dato il suo nome. La zia era sposata con Massimiliano II Stampa, marchese di Soncino
che dimorava nella Rocca Sforzesca soncinese: testimone della prima travagliata esistenza della piccola Marianna.
Infatti sia lo zio Massimiliano (dopo la morte della moglie si farà frate Cappuccino e morirà mentre si dedicava
alla conversione dei mussulmani, proclamato in seguito beato) che la zia Marianna erano dei ferventi religiosi spinti
all'eccesso ed al fanatismo. La fanciullezza della futura monaca crebbe, quindi, in un clima oppressivo e maniacale,
circondata non solo da personaggi negativi, ma anche da opere d'arte profondamente violente per la sensibilità di
una bambina. Basti vedere le scene pittoriche della chiesa di Santa Maria delle Grazie, cappella privata della
famiglia Stampa, famose per la loro crudezza e violenza.
E se quest'infanzia soncinese del personaggio manzoniano è di recente scoperta, tutti conoscono le vicissitudini
della famosa Monaca attraverso il romanzo dei Promessi Sposi. Pochi sanno, però, che Marianna venne condannata per
le sue colpe passionali con Gian Paolo Osio e fu murata a vita in una cella di due metri e quaranta per un metro e
ottanta. Rinchiusa nel 1608 ne uscirà tredici anni dopo, grazie al perdono del cardinale Borromeo, con indosso la
medesima veste e con i segni della sporcizia e delle malattie subite. Morirà a 75 anni, l'ultima sopravvissuta a
tutti i personaggi manzoniani.