Soncino e il suo Territorio - I Personaggi

SAN PIO V


È ricordato principalmente come il papa della vittoria di Lepanto, non perché fosse un uomo bellicoso, ma perché con la sua autorità e col suo prestigio personale riuscì ad imporre una tregua nelle risse casalinghe degli Stati europei e a spingerli in "Santa Alleanza" per arginare la minacciosa avanzata dei Turchi. Il 7 ottobre del 1571 la flotta cristiana inflisse nelle acque di Lepanto una sconfitta definitiva a quella turca.
Quel giorno stesso Pio V, che non disponeva dei rapidi mezzi di comunicazione attuali, ordinò di suonare le campane di Roma invitando i fedeli a ringraziare Dio per la vittoria ottenuta.
Antonio Ghislieri, eletto papa nel 1566 col nome di Pio V, era nato a Bosco Marengo, in provincia di Alessandria, nel 1504. A 14 anni era entrato tra i domenicani. Dopo l'ordinazione sacerdotale, bruciò tutte le tappe di un'eccezionale carriera: professore, priore del convento, superiore provinciale, inquisitore a Como e a Bergamo, vescovo di Sutri e Nepi, cardinale, grande inquisitore, vescovo di Mondovì, papa.
Il titolo di inquisitore può renderlo antipatico agli occhi dell'uomo d'oggi, che dell'Inquisizione s'è fatto un concetto spesso deformato da racconti superficiali. In verità, Pio V fu un papa scomodo, come sono scomodi tutti i riformatori dei costumi. Ma è titolo di merito per lui di avere debellato la simonia della Curia romana e il nepotismo.
Ai numerosi parenti accorsi a Roma con la speranza di qualche privilegio, Pio V disse che un parente del papa può considerarsi suffìcientemente ricco se non conosce l'indigenza.
Tra le riforme in campo pastorale, da lui promosse sulla scia del concilio di Trento, ricordiamo l'obbligo di residenza per i vescovi, la clausura dei religiosi, il celibato e la santità di vita dei sacerdoti, le visite pastorali dei vescovi, l'incremento delle missioni, la correzione dei libri liturgici, la censura sulle pubblicazioni.
La rigida disciplina che il santo pontefice impose alla Chiesa fu norma costante della sua stessa vita. Prima come vescovo e cardinale, poi come papa, attuava l'ideale ascetico del frate mendicante.
Accondiscendente con gli umili, paterno con la gente semplice, ma irriducibilmente severo con quanti compromettevano l'unità della Chiesa, non esitò a scomunicare e a decretare la destituzione della regina d'Inghilterra, Elisabetta I, ben sapendo quali conseguenze tragiche avrebbe avuto questo gesto per i cattolici inglesi. Pio V morì il l° maggio 1572, a sessantotto anni.
Fu canonizzato nel 1712. Il nuovo calendario ha fissato la sua memoria il 30 aprile. Finora veniva celebrata il 5 maggio.

IL PRIORATO DI MICHELE GHISLIERI A SONCINO
Il soggiorno soncinese di Michele Ghislieri inizia il 30 maggio 1548 e si chiude il 14 aprile 1550, sviluppandosi lungo l'arco di un biennio che copre l'ultimo anno di pontificato di Paolo III e il primo di Giulio III.
E' il domenicano padre Domenico Veri di Romanengo (m. 1735), per tre volte priore di S.Giacomo a fornirci preziose informazioni sull'arrivo, l'attività priorile e la partenza di Michele Ghislieri. Il Veri attinge alle annotazioni di varia natura presenti nel "Libro o Giornale detto del Beato Pio V", suddiviso in due parti: delle entrate e delle uscite, disperso o sottratto ancor prima della soppressione del convento. L'autore riferisce in successione cronologica le entrate e le spese con relative motivazioni, i lavori commissionati e effettuati, le disposizioni testamentarie con lasciti, i contratti rogati e via dicendo.
Quasi assoluto, invece, il silenzio sui contenuti delle 12 "raggioni e decreti" tenutesi sotto il priorato del futuro pontefice: per ovvie ragioni di riservatezza e opportunità dato il contenuto di probabile natura disciplinare e inquisitoriale (il priore di S.Giacomo riveste il ruolo di vicario locale dell'Inquisizione di Cremona).
L'elezione a priore del Ghislieri mirava, nelle intenzioni dei futuri confratelli di S.Giacomo, ad imporre una netta rettifica alla linea di diretto e forte coinvolgimento nella vita politica e socio-economica del borgo. Le precedenti esperienze priorili ghisleriana prospettavano al convento un futuro centro di pietà e spiritualità, alieno da interessi secolari e passioni mondane, vero propulsore del risanamento morale e religioso della comunità soncinese.
Due importanti interventi a favore di altrettanto importanti istituzioni si devono al futuro papa.

1) La biblioteca del convento, già ricca di manoscritti e incunaboli, viene dotata di preziose edizioni di testi di edificazione, filosofia e teologia. Nel 1693 la collezione sarà tanto vasta da imporre il trasferimento nella sala poi detta la Sala della biblioteca, dove al momento della soppressione si conteranno ben 2.200 volumi, minuziosamente elencati nell'inventario notarile camerale. Inventario che tradisce qualche volontaria omissione circa la recente presenza di volumi manoscritti e alcune copie degli incunaboli in lingua ebraica editi nel secondo '400 dai famosi tipografi ebrei Soncino.

2) Per la riattivazione della farmacia, condotta finora con pochi mezzi e scarsa professionalità, il priore statuisce che alla sua direzione presieda un frate che abbia compiuto il praticantato presso la spezieria domenicana di Santa Maria Novella di Firenze. Egli, inoltre, stabilisce che essa provveda "alla gratuita distribuzione dei medicinali ai poveri ed ai carcerati, vendendo i farmaci agli altri pel puro costo". L'incremento dell'attività e delle prestazioni a favore degli abitanti del borgo e dei centri limitrofi - ma non solo: qualche medicinale viene spedito nelle farmacie di Crema, Cremona e Brescia - impone poco dopo il trasferimento dell' "officina aromatica" nel lungo salone a sud-ovest del chiostro meridionale. Viene creato anche un giardino dei semplici: uno spazio ortivo verso le mura adibito alla coltivazione di quelle piante officinali dalle quali si estraggono varie sostanze per la composizione di bevande, decotti e impiastri d'ogni genere. E' forse pura coincidenza, ma papa Pio V promuoverà in Vaticano la creazione di un analogo e omonimo orto-giardino.

Partendo da Soncino, fra' Michele Ghislieri lascia una comunità conventuale rafforzata nella vocazione religiosa alla meditazione e alla preghiera, all'apostolato e alla predicazione. San Giacomo ha riacquistato credibilità e prestigio, quale luogo di pietà e centro di impegno culturale e sociale. Dal 1550 al 1575 il ricordo ghisleriano e il riflesso della sua carriera ecclesiastica attraggono molti giovani d'ogni strato sociale nelle file domenicane: contando in media una ventina di padri consacrati, con i conversi e i novizi il convento ospita circa 80 persone. Di cui ben 70 soncinesi.

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